Pensiero visibile.

Il nome l’avevamo già scelto. È servita una notte insonne, ma alla fine “Pensiero visibile” è apparso come una rivelazione. È un’espressione di Magritte, che intendeva la pittura come un tramite per mostrare l’intangibile, le cose oltre l’apparenza, rovesciando la realtà. Ci serviva solo un logo che diventasse il simbolo di questo concetto.

Ci siamo rivolti a Nicholas Bertini, un illustratore con cui collaboravamo, perché ne volevamo uno disegnato a mano. In un periodo in cui andava di moda il logo digitale fatto al computer, magari con gli angoli tondi e quell’ombreggiatura che faceva tanto finto 3D, questo voleva essere il nostro primo gesto distintivo. Tra le prime proposte c’era questo ombrello – oggetto magrittiano protagonista dell’opera “Le vacanze di Hegel” del 1958 – che Nicholas aveva rovesciato, circondandolo di pulviscolo (o gocce? O idee?). Non c’è stato bisogno di dire altro.

Nel tempo, in tanti ci hanno visto un rovesciamento non solo estetico, ma anche di senso: un oggetto che siamo abituati ad usare per respingere diventa un oggetto che raccoglie. Il bello è che questa interpretazione del logo ci è pure piaciuta e talvolta capita che la usiamo per spiegarne il significato alle persone.