Siamo umani(sti).

Siamo un luogo di attraversamenti, uno spazio in continua trasformazione, popolato da esseri umani curiosi. Qui dentro è normale sentire voci dagli accenti più disparati ragionare e discutere di etnografia come di vini, di musica indie rock o di scienze, in diverse lingue, talvolta anche mescolate tra loro.

 

Siamo otto donne e tre uomini, ma alcun* di noi preferiscono identificarsi più come specie aliene o cyborg. Ci sono due mamme, un papà e un numero imprecisato di persone adulte con un cuore da teenager. Tra noi abbiamo diversi cultori di Star Wars e una di Wes Anderson, camicie dai pattern lisergici e delle chiome rosa.

 

Ci sono grandi vetrate perché il sole ci raggiunga sempre, anche in inverno, e parecchie porte che si aprono su altrettanti mondi: sonori, visivi, ibridi. Ogni settimana arrivano pacchi di ogni sorta e libri per la nostra Kallax, anche se c’è chi gradirebbe degli stivali nuovi.

 

Qualcuno ha una risata contagiosa, qualcuno è sempre immerso nella musica grazie alle sue cuffie. C’è chi fa le vacanze solo in posti lontani almeno tre ore di aereo, e chi abita a pochi metri dall’ufficio.

 

Uno di noi ha un’oca che si crede un gatto, un’altra è esperta nell’arte dei manicaretti al forno. Uno di noi colleziona New Balance, un’altra borse vintage Louis Vuitton, mentre alcuni sono guru del Gin Tonic (da tenerseli stretti). 

E poi ci sono tutte le altre e gli altri: satelliti e corpi che gravitano nel nostro stesso sistema solare e con noi collaborano, scambiano idee, visioni e, ogni tanto, brindano.

Alessandro Scardino
Founder, human relations

Gaia Passamonti
Founder, storytelling specialist

Valentina Maurizi
Comunicazione istituzionale e ufficio stampa

Valeria Poltronieri
Art director

Primavera Contu
Copywriter

Chiara Vallicelli
Art director

Pensiero visibile.

È servita una notte insonne, ma alla fine “Pensiero visibile” è apparso come una rivelazione. È un’espressione di Magritte per descrivere la pittura come tramite per mostrare l’intangibile, le cose oltre l’apparenza della realtà.
Per il logo ci siamo rivolti a Nicholas Bertini perché ne volevamo uno disegnato a mano. In un periodo in cui andavano di moda i loghi digitali, magari con gli angoli tondi e l’ombreggiatura 3D, questo voleva essere il nostro primo gesto distintivo. Tra le prime proposte c’era questo ombrello – oggetto magrittiano protagonista dell’opera “Le vacanze di Hegel” del 1958 – che Nicholas aveva capovolto, circondandolo di pulviscolo (gocce o idee?). Non c’è stato bisogno di dire altro.
Questo logo racconta la nostra storia e alle persone ispira anche altro. Nel tempo, tanti ci hanno visto un rovesciamento non solo estetico, ma anche di senso: un oggetto che siamo abituati ad usare per respingere diventa un oggetto che raccoglie. Il bello è che questa interpretazione ci è pure piaciuta.