strappare lungo i bordi

Perché “Strappare lungo i bordi” e l’animazione ci piacciono così tanto

Perché “Strappare lungo i bordi” e l’animazione ci piacciono così tanto

strappare lungo i bordi

Come mezza Italia negli ultimi giorni, esco da un binge-watch di Strappare lungo i bordi, la nuova serie animata di Netflix scritta e diretta da Zerocalcare. 

Critiche sull’accento romano a parte, la serie è piaciuta tanto. Sarà che era su Netflix, sarà che era corta e sarà che era di Zerocalcare, l’abbiamo guardata tutti. A me questa cosa ha fatto impressione. L’ultima volta che ho visto quelli della mia generazione impazzire per un cartone ero in terza elementare e su Italia 1 erano arrivati i Pokémon

Va bene la facilità di fruizione, okay la durata… ma se il successo degli episodi fosse dovuto anche al media? Quanto ha a che fare l’animazione con l’entusiasmo che abbiamo provato nel girare per Roma con Zero, Secco e Sarah? 

Alcune caratteristiche intrinseche di questa tecnica ci fanno amare a prescindere la maggior parte dei contenuti prodotti in questo modo. Vediamole insieme.

La possibilità di esplorare i mondi più disparati

Pensaci: l’animazione ha un potenziale espressivo illimitato. Ci può garantire accesso sia al mondo reale, quello in cui viviamo noi, che ad un’infinità di mondi astratti o ambienti fantastici nei quali semplicemente, per le leggi della fisica, non potremmo entrare.

Nel caso di Strappare lungo i bordi mi viene in mente qualsiasi scena con l’Armadillo, o a quando Zero ci fa salire in sezione nel terreno tra la fermata Colosseo e la superficie, facendoci vedere una serie di reperti come un Game boy e i suoi stessi libri.

La stratificazione del messaggio

I film d’animazione sono come i Ferrero Rocher: ogni strato è meglio dell’altro.

Si può scegliere di guardare solo lo strato superficiale e concentrarsi sui colori e i disegni; altrimenti, puntare gli occhi sullo strato subito sotto e dare attenzione alla colonna sonora e alle battute; o ancora focalizzarsi sul messaggio più profondo e piangere tutte le lacrime che si hanno in corpo.

Il senso di nostalgia

Cosa non daremmo per sentirci di nuovo bambini e riprovare quel senso di meraviglia? Ah niente, daremmo qualsiasi cosa, qualsiasi. Che è un po’ il motivo per cui nell’ultimo periodo tantissimi film sono remake o reboot di vecchi franchise. 

Va bene il Simba fotorealistico o la Mulan in carne e ossa, ma lo stesso effetto lo possiamo ottenere guardando una serie animata. Basta uno sguardo e torniamo indietro a quella mezz’ora dopo-scuola-ma-prima-dei-compiti che abbiamo passato sul divano tutti i giorni per un’era. 

In Strappare poi il senso di nostalgia è doppio, dato che Zero ha fatto di tutto per ricordare a noi Millennials che i 30 e i 40 sono dietro l’angolo e che si stava meglio quando si stava prima.

Insomma, Strappare lungo i bordi ci è piaciuto così tanto sicuramente perché Michele è un genio. Poi, perché in base a quanto te pija bene la serata puoi scegliere su quale strato concentrarti. Ma soprattutto, perché ci ha fatto tornare bambini trattandoci da adulti.

di
Ornella Begalli
Social media manager

Mezza messicana, mezza italiana, mi sento a casa quando parlo inglese. Mi vesto tutti i giorni di nero ma trovo sempre una scusa per riempirmi la faccia di brillantini. Carlo Emilio Gadda è il mio arci-nemico, sono più una tipa alla Ginzburg.

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