Macchine di buon senso: intelligenza artificiale e common sense

Macchine di buon senso: intelligenza artificiale e common sense

“Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”
Alessandro Manzoni

Il vocabolario Treccani definisce il senso comune come “la normale intelligenza delle cose, che sarebbe comune a ogni individuo equilibrato, e più genericamente, il modo d’intendere e di giudicare che sarebbe proprio della maggior parte degli uomini”; definizione che potremmo estendere anche al buon senso

E se invece di intelligenza degli individui parlassimo di intelligenza delle macchine? Può un’AI prendere decisioni basandosi sul buon senso? Gli scienziati ci stanno lavorando da un po’. In che modo? Concentrandosi su intenzioni, credenze e desideri che di solito a noi esseri umani fanno prendere decisioni, diciamo, intuitivamente.

Allo stato attuale, gli algoritmi di apprendimento automatico non possono replicare le capacità percettive e di ragionamento che hanno naturalmente i neonati già in età preverbale; anche solo per riconoscere gli oggetti in un disegno o in una foto occorrono enormi quantità di dati nell’addestramento di modelli AI.

Alla base del progetto Machine Common Sense (MCS) di IBM, in collaborazione con la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) -Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti- c’è l’idea di far apprendere alle macchine come ai neonati umani. Le nuove ricerche utilizzano la psicologia intuitiva con l’obiettivo di migliorare il senso comune delle macchine in un arco di tempo relativamente lungo. 

Se da una parte il progetto MCS è focalizzato sull’apprendimento del bambino, dall’altra cerca di creare un archivio di conoscenze basate sul common sense. Perché è proprio l’assenza di senso comune che impedisce alle macchine di comprendere il mondo, comportarsi ragionevolmente in situazioni impreviste, comunicare in modo naturale con  gli esseri umani e apprendere da nuove esperienze. Questo rappresenta attualmente il limite più grande per l’intelligenza artificiale. 

Sappiamo ormai che l’AI coinvolge diversi aspetti della nostra vita quotidiana e della maggior parte di essi neanche ci accorgiamo. Ed è particolarmente frustrante per noi che le macchine non decidano in base al senso comune: ciò le rende così poco umane… 

Ciò che rende interessante la relazione tra le macchine e il senso comune è però il valore negativo di quest’ultimo, cioè come “risultato di un ingenuo e acritico approccio a questioni affrontate superficialmente e sbrigativamente date per risolte. In questo caso il giudizio comune si presenta spesso come falso se messo alla prova del sapere scientifico e specialistico” (fonte: Wikipedia). 

Ed è proprio questo risultato che rende la macchina meno “macchina” e più umana. Perché umano è sbagliare, così come lo è commettere delle ingenuità in base al fatto che tutti dicono o fanno così.    

La fallibilità è una delle peculiarità che definiscono l’essere umano. Potremmo chiedere un giorno al nostro assistente virtuale perché lo scorso venerdì pomeriggio non ha svolto quel dato lavoro che gli avevamo assegnato e lui potrebbe rispondere che è normale che il venerdì si ha meno voglia di lavorare, si è più rilassati e già si pensa al weekend!

 

Per approfondire:

Ben Dickson, Can you teach AI common sense?
https://venturebeat.com/2021/07/27/can-you-teach-ai-common-sense/

Mayank Kejriwal, An AI expert explains why it’s hard to give computers something you take for granted: Common sense
https://theconversation.com/an-ai-expert-explains-why-its-hard-to-give-computers-something-you-take-for-granted-common-sense-165600

Michael Stiefel, Is Artificial Intelligence Closer to Common Sense?
https://www.infoq.com/articles/AI-Closer-Common-Sense/

University of Southern California, New test reveals AI still lacks common sense
ScienceDaily. ScienceDaily, 18 November 2020. <www.sciencedaily.com/releases/2020/11/201118141702.htm>

di
Maurizio Landini
Content writer e narrative designer

Se scrivo è colpa della musica. Mi è capitato un bel po’ di anni fa, ascoltando una cassetta nuova di zecca di Jean Michel Jarre, Rendez-vous, per essere precisi. Volevo in qualche modo metterla su carta e sono nate le prime poesie. Poi è successo che entrambe, la musica e la scrittura, non mi lasciassero più. Due sogni? Lavorare scrivendo e avere molti synth. Il primo si è avverato; al secondo ci sto lavorando.

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