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Perché Harry Potter non è solo una bella storia.

Perché Harry Potter non è solo una bella storia.

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Dal 16 marzo al 7 aprile su Italia 1 sono stati trasmessi gli otto film della saga di Harry Potter. La maratona era stata in realtà annunciata già qualche mese fa, ma poi cancellata. Durante il periodo di quarantena i fan italiani si sono però scatenati sui social, chiedendo a gran voce di trasmetterli. Così, Mediaset ha esaudito questo desiderio ed è stata ripagata con grandi ascolti, come ogni anno. 

Harry Potter è una saga letteraria in sette libri, scritta da J.K Rowling. Il primo libro fu pubblicato nel 1997 da un piccolo editore, dopo svariati rifiuti di altre case editrici. Da allora i romanzi sono stati tradotti in 77 lingue e sono diventati una serie di otto film prodotti dalla Warner Bros, più uno spin-off di cinque film ancora in produzione. Questa saga ha dato vita anche ad una delle community di fan più attive e longeve della storia a livello mondiale. Da musical indipendenti di grande successo come “A Very Potter Musical”, alle centinaia di fan art, questa community ha prodotto adattamenti artistici della saga di grande qualità. Tipico esempio di come le grandi storie, una volta consegnate al pubblico, sono capaci di vivere e rivivere attraverso la narrazione collettiva transmediale.

Questo articolo è totalmente di parte, io per prima sono una grande potterhead. Sono una di quelle fan che è partita dai film, lo ammetto. Quando è uscita la prima pellicola in Italia avevo quattro anni e la mia passione per i libri si limitava ancora a quelli con le figure. Da allora però i libri li ho letti tutti e anche parecchie volte, e posso dire che il grande successo è totalmente giustificato. I libri hanno diversi livelli di lettura e possono essere apprezzati, a mio parere, per aspetti differenti a ogni età. Un bambino di undici anni si lascerà travolgere dalla storia piena di magia e creature straordinarie, mentre leggendoli a venti si potrà fare caso ad aspetti differenti, come la grande vulnerabilità di alcuni personaggi. Una grande saga che può essere, quindi, romanzo di formazione e allo stesso tempo mitologia dei nostri tempi.

Guardare l’intera saga su Italia 1 in queste settimane ha convinto due mie amiche, che tormento da anni sull’argomento, a iniziare a leggere i sette libri della Rowling. Tra l’altro, mi riferisco a due tra le persone più razionali che io conosca, non certo due tipiche fan del genere fantasy. 

Sarebbe riduttivo e semplicistico dire che Harry Potter è una bella storia. Se fosse solo una bella storia, non sarebbe il fenomeno che è da più di vent’anni dall’uscita del primo libro. Non farebbe ancora ascolti di 4 milioni di persone in televisione, in un periodo storico in cui l’on demand è diventato il nuovo modo di fruire i contenuti video e guardare i film secondo il vecchio concetto di palinsesto televisivo è uno dei modi più scomodi in assoluto: si è sottoposti a più di un’ora di interruzioni pubblicitarie durante la visione. Vi ricordate, vero, della pubblicità?

È vero è una bella storia, un viaggio dell’eroe con tutte le carte in
regola. Abbiamo un giovane ragazzo che all’età di undici anni scopre
di essere un mago e viene catapultato in un mondo sconosciuto e
assurdo, dove i quadri si muovono e perdendoti tra i corridoi della
scuola ti può capitare di incontrare un cane a tre teste. 

Eppure è in questo mondo magico che Harry trova finalmente il suo
posto nel mondo, che conosce l’affetto e l’amicizia e che scopre le
sue capacità. Forse è questo che ci piace di Harry Potter, l’idea che il
nostro posto nel mondo esiste e probabilmente è in un luogo che non
ci aspettavamo, pieno di persone strane come noi.

Forse ad appassionarci è anche la lotta che, consapevolmente o meno, combatte da quando aveva un anno contro il mago più cattivo che il mondo magico conosca. O forse è avere la possibilità di uscire dal nostro mondo pieno di logica e razionalità, per entrare in uno in cui volare è possibile, anche se in sella a una scopa. 

Se si osserva però con attenzione tra le creature magiche e i posti incantati, si scoprirà di essere in un mondo non troppo differente dal nostro. La cosa bella è che le difficoltà della vita quotidiana assumono un aspetto e un nome che non conosciamo. Per esempio, se leggiamo o guardiamo il terzo capitolo della saga, verremo per la prima volta in contatto con i Dissennatori, delle creature che si nutrono dell’anima delle persone che incontrano, lasciandole come gusci vuoti piene solo di paura. L’unica cosa che riesce a tenerli a bada è un incantesimo estremamente complesso, che può essere formulato solo pensando intensamente ad un ricordo felice. 

Se sostituiamo alla parola dissennatori la parola depressione, possiamo riconoscere qualcosa di più familiare. Insomma, come tutte le mitologie, questa saga parla di problemi veri, raccontati secondo i modi della letteratura fantastica. Questo lo ha confermato l’autrice stessa, che più di una volta ha affermato di essersi ispirata ad avvenimenti della propria vita, per scrivere la sua storia. 

Forse è quest’ultimo aspetto ad attirarci tanto, specialmente in questo periodo in cui la logica e la razionalità sono state travolte da qualcosa che non riusciamo a spiegarci e non possiamo risolvere solo con le nostre capacità. Per questo ci rifugiamo nel mondo magico in cerca di una risposta diversa, che può essere anche semplicemente il sollievo che ci viene offerto dall’immergersi, per qualche ora, in una bella storia.

di
Sara Leano
Content editor

Sono Sara e il mio tempo lo passo più che altro nel regno della fantasia. Amo la pizza, i musical e le parole. Ho una mensola di libri in equilibrio precario che aspettano di essere letti e una lista infinita di serie tv che aspettano di essere guardate. Quando devo tornare alla realtà il mio mondo lo indosso sulle t-shirt.

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