14 Apr Il valore della bellezza
Il valore della bellezza
Di quando i musei hanno scoperto il valore della comunicazione digitale
IL TEMPO DELLA CULTURA
Che nel 2020 il mondo corra veloce, non lo scopriamo di certo oggi. Poi, però, arriva quell’evento che sconvolge i piani, quel male oscuro che ci costringe in casa. E se da una parte il coronavirus porta con sé il dramma e la paura, dall’altra ci regala qualcosa che forse stavamo dando per scontato: il tempo.
Così le persone hanno ritrovato qualcosa che era andato perduto: il valore della cultura. Sia chiaro, non che la cultura fosse sottovalutata prima, ora però abbiamo il tempo di apprezzare le piccole cose, come il profumo delle pagine di un libro o il piacere della scoperta.
IL PIACERE DELLA SCOPERTA
E quindi che si fa? Si prende lo smartphone o il tablet e si inizia a navigare: si scoprono cose incredibili, forse alcune le sapevamo già, ma tante altre erano finite nell’immenso archivio chiamato Internet. Le persone navigano, fanno collegamenti, aprono articoli, scoprono.
Così accade che anche le istituzioni si debbano adeguare. E come fare? Unendo la comunicazione digitale alla fame di sapere. Sembra tanto semplice, ma non lo è.
LA CULTURA DIGITALE
I musei in Italia sono la cassaforte della cultura, non trovo altre parole per definirli. Ma proprio come una cassaforte, serve la giusta combinazione per aprirli e rivelare il tesoro a tutti.
Alcuni lo hanno compreso da tempo, altri hanno sentito l’esigenza di aprirsi a causa del coronavirus, ma poco male: l’importante è essere arrivati al traguardo.
Così oggi possiamo parlare di “Musei 2.0”: una versione digitale, al passo coi tempi, di sicuro fruibile al 100%. Portare qui i nomi dei grandi musei italiani che già da tempo si erano adeguati alla comunicazione digitale sarebbe banale, invece vorrei sottolineare lo sforzo dei musei delle realtà più piccole.
INIZIATIVE: GIOCHI E HASHTAG
Quindi che fare per passare il tempo senza giocare a Candy Crush fino alla nausea? Giocate con la cultura, anche con il vostro smartphone.
Come faccio? Navigate, non abbiate il timore di provare. Potreste scoprire, ad esempio, #GiocaconiCapitolini, la rubrica di Roma capitale che presenta proposte culturali giocando sui social; su Instagram potrete farvi due risate con l’hashtag #NomiCoseCittà lanciato dal Museo Poldi Pezzoli di Milano, la sfida agli altri musei a pubblicare opere ispirandosi al celebre gioco.
IL VALORE DELLA COMUNICAZIONE
In questi tempi così difficili, chiunque ha capito che la comunicazione è fondamentale. Per le imprese, per gli enti, ma soprattutto per le persone, che in fondo è un po’ la stessa cosa.
I musei hanno rotto la cortina invisibile e si sono lanciati nella comunicazione digitale, dai tour ai video più “artigianali” (ma non meno efficaci), fino all’uso massiccio dei social network. E se i puristi dell’arte potrebbero vedere questo passaggio come un sacrilegio all’arte stessa, noi invece diciamo solo due parole: “ben venga”.
Ben venga l’uso di Internet per la trasmissione della cultura, e ben venga lo sfruttamento social per creare trend topic legati all’arte.
Apriamo le porte dei musei anche a chi prima, senza un tour digitale, non sapeva che nella propria città ci fossero cose interessanti: usciamo dalla torre d’avorio e avviciniamoci alle persone.
Lo fanno, ad esempio, i Musei Civici di Verona: Francesca Rossi, direttrice, presta il volto a brevi video in cui racconta la storia e le opere del Museo di Castelvecchio. E può sembrare banale, ma non lo è: è l’arte che entra nelle vite di tutti attraverso i mezzi più immediati.
RITORNO AL FUTURO
Una delle tante lezioni di questa quarantena è proprio il valore della scoperta, in particolare nel mondo della cultura.
Scoprire qualcosa nel mondo digitale non ha meno importanza: è pur sempre imparare qualcosa. Con buona pace dei puristi dell’arte e della cultura.
Il desiderio più grande è che i musei cavalchino l’onda della comunicazione e che entrino come uno tsunami nelle case di quante più persone possibili, possibilmente per rimanerci. Perché ci sarà poi un momento in cui avremo un ritorno all’analogico, quando potremo uscire e non ne vorremo più sapere di videochiamate e tour virtuali: sarà allora che la comunicazione digitale trarrà i suoi frutti. Sperando che questo boom dei “social museums” si trasformi in lunghe camminate delle persone tra le opere d’arte in carne ed ossa.
di
Maddalena Oldrizzi
Content editor junior
Io sono Maddalena, sono innamorata dell’arte e la porto sempre un po’ con me.
Mi piacciono i libri, le serie televisive e il calcio. Amo scoprire cose nuove, soprattutto se posso sfogliarle!