Giochi di ruolo. Storie per crescere, trovare un posto nel mondo e stimolare l’immaginario.

Giochi di ruolo.

Storie per crescere, trovare un posto nel mondo e stimolare l’immaginario.

Chi di voi, quando era piccolo, ha mai giocato ai pirati, agli esploratori o banalmente a una caccia al tesoro? Da bambini ci si finge supereroi, si inventano grandi storie e si vivono avventure memorabili che rimarranno dentro di noi come bellissimi ricordi. Ecco, si può dire che già allora eravamo dei piccoli giocatori di ruolo. Ma quindi cosa sono i giochi di ruolo?

Nei giochi di ruolo i partecipanti impersonano uno dei protagonisti all’interno di un’avventura narrata da un game master, ovvero qualcuno che, libri alla mano, guida i personaggi attraverso le insidie delle trame da lui inventate.

Immaginate di giocare a Cluedo, ma con la possibilità che la storia non sia vincolata alle poche armi del delitto e alla particolare location date dal gioco, ma che faccia tutto parte di una trama molto più ricca e con la possibilità di interagire con ogni giocatore. Ecco più o meno un GdR funziona così: ogni gioco ha le sue regole, le sue ambientazioni e i suoi personaggi, non resta che creare l’avventura.

Recentemente Dungeons&Dragons, il capostipite dei giochi di ruolo, nonché uno dei più famosi ancora in circolazione, ha riscoperto una certa popolarità grazie a una serie tv che è già entrata prepotentemente nel nostro immaginario. Stiamo parlando di Stranger things, l’avevate capito no (se siete nati tra la fine degli anni ‘70 e gli anni ‘80 e/o se amate la cultura pop in genere, non potete non averlo visto)? Ecco, pensate che gli editori del gioco e la casa produttrice della serie si sono accordati per creare una versione brandizzata! Roba da far girare la testa al popolo dei nerd.

Se avete letto fin qui, forse ora vi starete chiede perché dovreste giocare a un GdR almeno una volta nella vita. C’è chi potrebbe raccontarvi che entrare nella parte di un personaggio e farsi in un certo senso “possedere”, può portare all’isolamento, all’alienazione della persona o a non fare mai i compiti. Ma questo pensiero, lasciatemelo dire, è una grande ca… è sbagliato.

Fare una sessione di GdR implica mettersi a confronto con gli altri giocatori, creando unione allo scopo di raggiungere un obiettivo comune, affrontando discussioni anche accese, trovando dei punti di contatto. Inoltre, questo tipo di giochi stimola la creatività, sia del game master nella scrittura, che dei giocatori che devono risolvere situazioni improbabili, oltre a rafforzare amicizie e rapporti umani. Sì perché di solito si tratta di piccoli gruppi di amici che, animati dalle stesse passioni, decidono di sedersi attorno a un tavolo e vivere un’avventura assieme.

Quindi, dimenticate l’immagine del nerd sfigato che è rinchiuso in una cantina, mentre fuori i coetanei conoscono ragazze e bevono birra. Cioè, un po’ è anche così, soprattutto da adolescenti. Ma da grandi la birra si può bere anche mentre ti appresti a combattere un drago con una spada in mano; o prima di spremere le meningi per risolvere un efferato caso di omicidio; o magari, mentre cerchi una via di fuga scappando dalle grinfie di una divinità aliena.

È un fatto che il GdR sia oggetto di iniziative sociali come all’interno di ospedali, istituti penitenziari e scuole. Inoltre, è sia usato in ambito aziendale, in forma “leggera”, per aumentare le capacità dei dipendenti di fare squadra di fronte a situazioni specifiche. Sono nati addirittura dei sistemi di gioco di ruole per aiutare chi soffre di dislessia, disgrafia o di sindrome di Asperger.

Quindi cosa state aspettando? Chissà chi impersonerete nella vostra prossima (o prima) campagna: un nano delle montagne rocciose, un detective all’inseguimento di un pericoloso criminale oppure un pirata alla ricerca di un tesoro nascosto?

Pensiero visibile - Matteo Messina

di
Matteo Messina
Web designer

Sono Matteo mi piacciono i videogame, la fotografia, la musica, i fumetti, i libri e i film. Scrivo anche codice e creo siti. Mangio qualsiasi cosa e adoro passare le serate a giocare a calcetto balilla.

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