Prospettive.

Prospettive.

Pensate a quando camminiamo per le vie della città in cui abitiamo: c’è chi alza gli occhi per osservare le facciate delle case e ammira i colori dell’intonaco che si sta scrostando, chi sbircia le terrazze per cogliere qualche particolare che normalmente sfugge, chi osserva i passanti immaginando perché abbiano scelto di vestirsi proprio in quel modo e poi ci sono quelli che sono talmente assorti nei propri pensieri che nemmeno fanno caso a quello che hanno intorno. Come ci rapportiamo con il mondo che ci circonda?

 

Possiamo essere attenti, distratti o curiosoni, in ogni caso, per chi fa dell’osservazione etnografica parte del suo lavoro quotidiano, comprendere e imparare a rappresentare il modo in cui ci si rapporta alla realtà aiuta a riscoprire il valore di tante piccole informazioni che spesso sfuggono o che non vengono ritenute sufficientemente importanti. 

Abitudini, comportamenti, tendenze, passioni, emozioni e idee diventano più nitidi quando cerchiamo di rappresentarli con una forma o un simbolo che conosciamo e che è in grado di comunicare concretamente qualcosa che di concreto non ha proprio nulla. 

 

Sono queste rappresentazioni che ci fanno accorgere ancora meglio dei cosiddetti small data, quei piccoli dati – appunto – che dimostrano che siamo ancora umani, nonostante viviamo nell’era digitale, e che sappiamo guardare il mondo da un altro punto di vista facendoci essere diversi e uguali a nessun altro. 

In “Osserva, raccogli, disegna!”, Giorgia Lupi e Stefanie Posavec hanno creato un metodo tutto loro per campionare questi dati: pastelli, un foglio bianco e la vita quotidiana che prende forma.

Perché non prendere nota di quei comportamenti che ritenete poco significativi ma che alimentano il vostro quotidiano? Come vi fanno sentire le email che ricevete ogni giorno durante l’orario di lavoro? Di cosa vi lamentate di più? Ci avevate mai pensato? Ecco, ora assegnate alle sensazioni e ai comportamenti un simbolo, disegnatelo e create il pattern della vostra vita quotidiana!

 

Se Lupi e Posavec forniscono gli strumenti per rappresentare gli small data, Sophie Cure e Aurelien Farina, in “Graphic Design Play Book: An exploration of visual Thinking” cercano di dare un senso proprio a quei simboli di cui siamo abituati a servirci anche se ne ignoriamo il significato. Attraverso la sovrapposizione, il ritaglio e i giochi di vedo non vedo, Cure e Farina guidano il lettore in un viaggio alla scoperta del “pensiero visivo”, un’esplorazione delle forme, dei colori e del linguaggio che parla con gli occhi.

Arrivati fin qui, vi starete chiedendo a cosa possa servire conoscere e saper utilizzare i simboli. La risposta è semplice: a comunicare, ma soprattutto a conoscere più a fondo i nostri comportamenti e quelli di chi ci circonda, perché i simboli sono inscindibili dal nostro essere persone e solo quando siamo in grado di dare una forma ai nostri comportamenti riusciamo a capire e a raccontare noi stessi nella maniera giusta!

A presto!

di
Camilla Del Zotto
Social media specialist

Io sono Camilla, amante delle piante, degli spaghetti, dei mercatini dell’usato e di un’estetica un po’ rétro. Tra una fanzine e l’altra, leggo anche qualche romanzo gotico ascoltando João Gilberto e i Tamba Trio sul mio divano, in mezzo alla giungla del mio appartamento. E quando arriva l’inverno scaldo tutti con grosse sciarpe di lana fatte a mano!

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